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LA VALIGIA

di Marta Gasbarro

LA VALIGIA

Questa era la valigia di mio nonno; valigia in cartone che viaggiò da Ortanova, a Milano per poi tornare verso sud in Abruzzo.

Adesso è in mio possesso ed attraverso gli oggetti che contiene cercherò di raccontarvi i ricordi a me più cari e i momenti più significativi del mio tempo passato con lui.

Aprendo la valigia troviamo al suo interno gli effetti personali di mio nonno di cui fanno parte anche oggetti che hanno segnato la mia vita ed i momenti da me trascorsi in sua presenza.

In basso a sinistra troviamo il mazzo di carte napoletane, la carta d’identità e l’armonica a bocca; più in alto ci sono una cartolina, la piccola radio rossa, il portafoglio, l’orologio da taschino, ed un collage di foto che lo ritraggono. Sulla destra i suoi quadernini colmi di poesie da lui scritte quasi distolgono lo sguardo dagli occhiali che indossava nei momenti di scrittura e/o di lettura.

1. La carta d’identità

Un foglio di carta del 1967 con su scritte le sue generalità dovrebbe risultare banale, invece l’ho conservata perchè non lo ritengo affatto banale, anzi mi affascina immaginare mio nonno in quegli anni che firma il documento e che lo mette nella tasca interna della giacca qualche minuto prima di partire per l’Abruzzo. Mi affascina sapere che quel documento firmato con un inchiostro di una penna del ’67 abbia percorso 675 km.

2. Il collage

Non ancora capisco perchè mio nonno avesse quelle foto disposte in quel modo, se avesse un senso o meno, ma ricordo quanto lui fosse fiero di quel periodo della sua vita: era giovane e aveva tanta voglia di fare, aveva grinta e praticava lo sport del pugilato. Non ho mai scoperto quanto fosse forte o abile in questo sport, ma lui mi faceva rivedere spesso quelle foto ed a volte mi raccontava qualche piccolo episodio a riguardo. Da queste foto si nota lo spirito giocoso che era in lui che riprenderò in seguito.

3. Piccole cose

Il portafoglio, l’orologio e gli occhiali sono gli oggetti che più aveva con sè nella quotidianità della sua vita. Quest’ultima nella sua semplicità ha però segnato in me tanti ricordi ed emozioni che non dimenticherò mai. Il portafoglio mi ricorda le monete in lire; l’orologio mi ricorda che quando trascorrevo i miei pomeriggi d’infanzia a casa sua il tempo volava via; gli occhiali mi ricordano quei piccoli momenti, fatti di piccole cose, pieni di emozioni: la poesia.

4. La poesia

Si metteva gli occhiali, sfogliava i suoi quaderni, i suoi appunti, le sue poesie. Sceglieva quella che più preferiva o quella che doveva finire, poi decideva se leggerla per sè o se condividerla con me e mio fratello. Un giorno decise di leggerne una in particolare anche se sapeva che avremmo dovuto aspettare anni prima di comprenderla: “La comunione”. Non ho mai capito perchè proprio quella poesia in quel preciso momento; forse doveva modificarla o voleva solamente rileggera per puro piacere, ma una cosa è sicura: era un piacere per noi. Faccio fatica a ricordare la sua voce, ma sono certa che mi piacesse quel suono.

5. Sette e mezzo

Il mazzo di carte napoletane veniva preso nel tardo pomeriggio dopo aver fatto merenda. Il lato giocoso di mio nonno veniva fuori proprio in questo momento più che in altri. Ci divertivamo un sacco. Mi insegnò molti giochi ed anche qualche piccolo trucchetto di magia (difficili per me date le dimesioni del mazzo e delle piccole mani di una bambina di 6 anni, per non parlare delle carte ormai vecchie e quindi poco scivolose). Il suo gioco preferito era “Sette e mezzo”, ma credo che sapesse che il mio “Sette e mezzo” era trascorrere il tempo con lui in quel modo.

6. La musica

Gli ultimi due oggetti a me cari sono la radio portatile e l’armonica a bocca. Probabilmente i miei primi veri approcci alla musica e alla danza sono partiti da qui. A nonno piaceva ascoltare musica, adorava Domenico Modugno e in giro per casa canticchiava le sue canzoni.

Un giorno lo vidi che aggiustava quella piccola radio rossa, aveva un problema con l’antenna (di cui ormai è rimasto solo il filo che passava al suo interno) ed io mi ricordo che quando la aggiustò e la musica partì, rimasi colpita dalla melodia che ne usciva fuori. Ci sono stati momenti in cui nonno, dopo aver trovato la frequenza giusta per ascoltare il valzer, mi faceva stare con i miei piedi sui suoi per poter ballare insieme; è stato il mio primo approccio alla danza.

Infine l’ultimo oggetto, ma non per importanza, anzi, è stato probabilmente l’inizio di tutte le mie passioni msicali: l’armonica a bocca. Nonno la suonava come se sapesse farlo da sempre e non capivo come facesse ad esserne capace e nemmeno come funzionasse lo strumento. Iniziai a suonarlo anche io, o almeno ci soffiavo dentro; con il tempo, crescendo, capii il funzionamento ed iniziai a suonarlo cercando di riprodurre la melodia che stavo ascoltando in quel preciso istante, qualunque essa fosse. Fù il mio primo approccio ad uno strumento musicale, il primo approccio ad un’esercitazione all’ascolto e soprattutto l’inizio della mia passione più grande: la musica.

Una valigia di cartone può contenere tanti oggetti, tanti ricordi, tanti momenti passati insieme, ma non potrà mai contenere il bene che ti ho voluto e che ti vorrò sempre.

Marta Gasbarro

Lanciano,17/12/2019


 

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