Laudomia, architetto di Bologna, vagabonda per la sua città tra incontri distratti e quieta osservazione della superficie delle cose. Ferita dalla fine del suo matrimonio, un amore grande e indimenticabile, precipita nell’alcol e condizionata da un appuntamento imprevisto, cerca con forza un’altra possibilità. Trova conforto in un progetto di recupero di periferie urbane, degradate ma piene di fermenti, contenitori di energia nascosta. Anche la sua esistenza, come quelle periferie, oscilla tra lo squallore e desiderio di rinnovamento. Saranno la vita, non ingrata, l’illusione di un nuovo amore e, soprattutto, un inasperato fiore sbocciato nel cuore della notte, a permetterle di superare una dura ordalia, di ritrovare un’armonia segreta dell’universo, la pace oltre il caos insensato dell’esistenza. E di rifiorire come le zagare a primavera.
Un romanzo metropolitano, attuale, che attraversa altri luoghi geografici e dell’anima, e che sconfina nella letteratura, nella filosofia e nella musica. Una narrazione sobria, delicata, un apologo sulla speranza racchiusa dentro ogni disperazione.