“There’s a world going on underground”, canta Waits, contorcendosi fra tromboni sbilenchi e tamburi luciferini. La puntina scorre sul disco all’infinito, mentre Frank si fa strada fischiettando fra le altrettanto infinite notti di quel mondo sotterraneo, che resta quasi sempre invisibile alla superficie. E’ un mondo dove gli edifici si ripiegano su se loro stessi, dove le facce cambiano forma da un momento all’altro ed ogni cosa ondeggia ed è fragile come una foglia al vento.
E’ un mondo dalle acque torbide, dove amore e rabbia si confondono, dove la gioia e la paura schiumano, unite, in fiumi di vino. Nel sottosuolo, di cui Frank ci offre le sue memorie, non ci sono eroi, solo anime sperdute che si aggrappano disperate ad ogni piccolo attimo di sollievo. Ma non esiste liquore o droga abbastanza potente per salvarli da loro stessi. E tutto quel che sale, prima o poi deve venire giù.