Diciotto anni, un tentato suicidio e quattro ricoveri psichiatrici alle spalle, Salvatore decide di ritirarsi definitivamente dal liceo, che ha tentato di riprendere più volte, sempre senza risultato. Prima era uno studente modello, con voti eccellenti in tutte le materie, e ora non fa che dubitare di tutto, paralizzato tra il desiderio di morire – anche se la morte lo terrorizza – e quello di vivere per diventare famoso ora e subito – la fama postuma non gli interessa. Come dice sempre il suo psichiatra, Salvatore scappa dai problemi come uno struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia. E allora lui scappa ancora una volta, e va a passare le vacanze di Natale a Roma dalla nonna e gli zii, sperando in realtà di potersi costruire una nuova vita. Quando c’era stato l’anno precedente, si era sentito così bene che non voleva più tornare a casa, dove il rapporto conflittuale con la madre lo schiaccia. Stavolta però a Roma le cose non funzionano. E Salvatore cade, ma questa caduta è la più dura di tutte. Tornato ad Alessandria prima del previsto – la depressione che ricomincia a piegare i rami degli alberi – capisce di avere solo due opzioni: rialzarsi o morire.