Alright, tutto a posto, compà, sembra il mantra di laureati ultra trentenni alla ricerca di un lavoro adeguato e di un’identità sociale.
Il protagonista è un insegnante precario in fuga da sé. Da qualche tempo Firenze gli appare scolorita, orizzonte piatto; mentre i suoi sodali, che vivono una condizione simile, ha preso a galleggiare come nebbia giallastra. Decide allora di raggiungere un vecchio amico, anche lui del Sud, proprietario nei dintorni di Manchester di un ristorante nel quale anni prima era stato a servire e a lavare piatti e tazzine. Il viaggio- pellegrinaggio in un’Inghilterra fredda e piovosa diventa una sfida che può portare alla rinascita.
Le serate afterhours al ristorante – allegre di musica, di sensualità, di fraterna amicizia – sono appigli per non andare alla deriva. Tra i ricordi degli anni trascorsi e forti bevute, tra sensazioni di vuoto, di smarrimento e di malinconia, poco a poco una luce sembra filtrare dai cieli spessi del Nord, e l’animo aprirsi alle speranze di un nuovo futuro.
Romanzo generazionale, scritto con tratti di penna che lasciano il segno.